Litorale di Pegli
In relazione alla ventilata "sdemanializzazione" del litorale di Multedo, Pegli
Centro e Pegli Ovest, con il conseguente passaggio alle dirette competenze del
Comune, lo scrivente Comitato intende richiamare l'attenzione della C. A. su alcune
questioni, premettendo quanto segue.
Il litorale di Pegli - in particolare il tratto di circa due kilometri sotteso a
Pegli Centro, dalla foce del Varenna a Castello Vianson - rappresenta l'unico
affaccio a mare del Ponente. Ancorché stretto da levante dal Porto petroli e da
ponente dal nuovo terminal container di Prà-Voltri, esso assolve a tutt'oggi, con la
storica passeggiata a mare, i giardini pubblici, la spiaggia e quant'altro, al ruolo
primario di spazio pubblico, specialmente votato al tempo libero ed alla ricreazione
degli abitanti tutti, senza distinzione di età, estrazione sociale, provenienza.
La passeggiata offre ancora una splendida vista sul mare aperto, restando il
porto di Prà, per fortuna, quasi del tutto nascosto dalla punta del Risveglio. L'arenile
è ancora quello naturale. La qualità delle acque, se non ottimale, è andata
notevolmente migliorando nei decenni recenti, e vi sono concrete speranze che torni
ad essere balneabile (di fatto lo è già, vista l'intensa frequentazione estiva che si è
registrata negli ultimi tempi). Vi sono insomma tutte le condizioni perché a questo
litorale si torni a guardare come ad una risorsa preziosa - e non solo per i pegliesi -,
naturalmente nella prospettiva di un rilancio di Pegli che, rivisitando il vecchio ruolo
turistico e residenziale alla luce della moderna realtà metropolitana, punti ad una
concreta valorizzazione delle originarie prerogative climatiche, ambientali e
monumentali (si pensi solo al patrimonio di verde, ville storiche e musei) che
possono davvero, oggi, tornare a vantaggio di tutta la città.
Le strutture che insistono attualmente sull'arenile - e ne occupano alcuni
tratti in concessione - sono in parte clubs e sodalizi nautici ed alieutici (Gritta, Vela
Latina, Rari Nantes Pegli, Vela Pegli) che, se anche hanno in gran parte "tradito"
l'originaria vocazione sportiva, tuttavia sono ancora profondamente radicati nella
realtà locale e vantano in genere una lunga, talvolta prestigiosa tradizione. D'altra
parte, vi sono anche residue strutture di tipo balneare, solo di recente riattivate
rinnovando concessioni da tempo scadute: si tratta sia di strutture balneari in senso
proprio, sia nella forma alternativa e/o complementare del pubblico esercizio (bar,
ristorante ecc.).
Un elenco abbastanza puntuale comprende gli esercizi pubblici con dehors e
terrazze sul mare (bar-ristorante Oasi, bar Piro "vecchio", ristorante ex Bagni Roma,
bar Piro "nuovo") e gli stabilimenti balneari storici, riconvertiti vuoi in circoli privati
(Bagni Puppo, Bagni Méditerranée) vuoi, in parte, in pubblici esercizi (Bagni Italia
bar-ristorante, Bagni Doria pizzeria).
A ciò si aggiunga la presenza di quattro giostrai (che dovrebbe essere
temporanea, ma talora appare stabile), di una bocciofila (a ridosso del depuratore) e
di qualche minore attività (chiosco-bar Stramondiale ecc.).
Il quadro così delineato solleva le questioni:
1. Occupazione del litorale.
L'occupazione del litorale in termini di spazio è oggi piuttosto elevata, ancorché
ridotta rispetto al passato, quando nel pieno della stagione tutto il litorale era
impegnato dagli stabilimenti, salvo brevi tratti di spiaggia "libera". Ma se un
tempo le strutture balneari, puntualmente smontate ad ogni fine stagione,
garantivano per il resto dell'anno un litorale affatto sgombro e l'orizzonte libero
alla vista, oggi non è più così e, tranne poche eccezioni, le strutture restano al
loro posto tutto l'anno, essendosi in gran parte perduto uno dei caratteri più
genuini - anche dal punto di vista estetico e della qualità del paesaggio urbano -
e propri dell'architettura legata alla spiaggia e al mare: la natura stagionale e
ciclica, in un certo senso "effimera" che la collegava per esempio - e non solo
idealmente - al mondo, anche questo scomparso, dei maestri d'ascia e dei
costruttori di barche.
L'occupazione, al di là del grado e dell'intensità in puri termini spaziali, si è
fatta tendenzialmente, da stagionale, stabile e, quel che è peggio, si è andata via
via accompagnando ad un generale degrado delle strutture, soprattutto
determinato dalla volgarità e dalla brutalità delle soluzioni costruttive, che
all'insegna delle più ignobili tecniche "fai da te", hanno fatto
indiscriminatamente ricorso a prefabbricati, containers e quant'altro, in assoluto
spregio delle più elementari norme dell'estetica e del decoro che dovrebbero
dettare l'organizzazione e la tenuta degli spazi pubblici della città. Né si potrà
tacere la responsabilità del Comune nel degrado così innescato (non solo qui,
naturalmente), complice l'inerzia degli uffici preposti, che non hanno gli
strumenti (e questo è in parte vero), ma che soprattutto difettano della volontà di
provvedersene.
2. Accessibilità e fruibilità del litorale.
Il litorale, nei tratti non concessionati, è accessibile e largamente fruibile dal
pubblico. Il Comune provvede alla pulizia (pur se con discutibile efficienza) e
d'estate come d'inverno, la spiaggia si offre in tanti modi alla ricreazione dei
molti che liberamente la frequentano.
Al contrario, nei tratti in concessione e nelle relative strutture, l'accessibilità
pubblica risulta severamente limitata. Un regime di più o meno drastica
privatizzazione è quello delle strutture più qualificate, come i Bagni Puppo e i
Bagni Méditerranée. Recentemente ristrutturate dopo decenni di chiusura ad
opera, rispettivamente, di un club e di una cooperativa privati, l'una è
incondizionatamente chiusa al pubblico mentre l'altra soggiace ad una
convenzione che prevede - subordinatamente alla disponibilità e con precedenza
ai soci - un'apertura contingentata al pubblico nel periodo di esercizio dello
stabilimento, essendo la restante struttura (bar ecc.) comunque riservata ai soci
nel resto dell'anno.
Non diverso, a ben vedere, è il regime cui si riconducono le strutture "sociali"
- circoli, associazioni ecc. - dove l'ingresso è del pari riservato ai soci: la sola
differenza è nell'ammontare della quota associativa (generalmente contenuto in
questo caso) che risponde, al di là delle finalità "sociali" (vere o più spesso
presunte), alle opportunità ed ai servizi che qualificano l'offerta della struttura. I
meccanismi di accesso e selezione, in questo caso, non tanto al censo o al rango
dovranno riferirsi, quanto alla rete dei rapporti sociali, alle familiarità ed agli
interessi che sovrintendono alla formazione dei gruppi nella collettività sociale.
Restano i locali pubblici, come gli ex bagni convertiti tutti o parte a pizzerie,
ristoranti, bar: esercizi in genere di livello mediocre o basso, dove non mancano
casi di inquietante degrado ambientale ed inquinamento malavitoso (che ancora
recentemente hanno richiesto provvedimenti restrittivi dall'autorità giudiziaria).
Tirando un bilancio, la situazione è tale che se da un lato è garantita la piena
fruibilità pubblica di vasti tratti non concessionati - e naturalmente della
passeggiata lungomare - dall'altro è assolutamente carente l'offerta di strutture
complementari, visto che quelle esistenti, quando non dequalificate, sono di fatto
precluse al pubblico.
3. E' evidente come su tutto questo la ventilata prospettiva di "sdemanializzazione"
possa incidere in modo determinante, e diverso, tuttavia, a seconda degli indirizzi
che la C. A. vorrà assumere.
Al riguardo, questo Comitato, che ha sempre dedicato grande attenzione al
litorale ed ai grandi temi a questo connessi (dal Porto petroli di Multedo al
Lungomare di Pegli, al porto turistico), ritiene di potere e dovere prestare alla C.
A. alcune utili indicazioni, nello spirito costruttivo che ha sempre distinto
l'azione in difesa di Pegli e del suo territorio.
In quest'ottica, gli obiettivi proposti sono:
a) salvaguardare e laddove possibile incrementare gli attuali livelli di accessibilità e
fruibilità pubblica del litorale e delle sue strutture sia pubbliche sia private;
b) salvaguardare la fruibilità in termini percettivi del litorale, operandosi per
rimuovere, dove possibile, gli ostacoli che si frappongono alla libera visuale
verso mare e, d'altra parte, fermamente scongiurandone di nuovi;
c) incentivare un processo di riqualificazione delle strutture private, anche
attraverso la riqualificazione di quelle pubbliche;
d) potenziare, in questo quadro, l'offerta di strutture per la balneazione, mettendo in
atto le salvaguardie ambientali ed igienico-sanitarie che competono al Comune,
ivi incluso il monitoraggio della qualità delle acque e dei fondali;
e) assicurare la continuità fisica e la corretta tenuta del litorale, sia con interventi di
tutela della costa e di ripascimento degli arenili, sia con l'ordinaria manutenzione
e con la sistematica pulizia dei tratti non affidati in concessione, ivi inclusa
l'incetta dei rifiuti spiaggiati (ove tale onere non gravasse sui concessionari).
Ne derivano le raccomandazioni:
- che il Comune, nel rinnovare le attuali concessioni o nel concederne di nuove,
instauri, gradualmente, un regime dove una pluralità di soggetti, di natura e con
finalità diverse ed anche in reciproca competizione, assicurino comunque un
soddisfacente grado di accessibilità e fruibilità pubblica degli spazi e delle
strutture. Un regime diverso, che vedesse per esempio quale unico gestore-
concessionario un organismo consortile sul modello del Consorzio Prà-Mare, è
fermo parere di questo Comitato che andrebbe in direzione opposta a quella
auspicata, favorendo, presto o tardi, un'estesa privatizzazione di fatto, ancorché
nella forma ambiguamente edulcorata che ha ispirato, a Prà, la cosiddetta
"nautica sociale": un eufemismo che nasconde scenari improntati all'abusivismo,
alla precarietà, al privilegio di alcuni a danno dei più e che - a dispetto delle
barche ricche ed importanti che non mancano accanto a gozzi e gommoni, e
convivono con baracche, scali e banchine "fai da te" - comunica un'immagine di
miseria culturale, negligenza amministrativa e disordine che non onora affatto la
nostra città. Senza addentrarci in una critica socio-politica a questo modello di
gestione, non si può dimenticare come abusivismo e selvaggia occupazione di
spazi pubblici abbiano potuto dilagare mercé la demagogia e il clientelismo di cui
si è nutrita per decenni la politica nostrana, abituata, per inveterato costume, a
considerare come obiettivo primario l'organizzazione del consenso,
indipendentemente dalle finalità e dall'esercizio del buon governo. Il gestore
unico opererebbe in pratico regime di monopolio, sottraendo una risorsa
importante anche sotto il profilo economico alle regole del mercato e della libera
iniziativa. Invece della intera collettività, da un siffatto regime trarrebbero
vantaggio solo alcuni - gli aderenti, ancorché numerosi, ai sodalizi consorziandi
- secondo una logica che appare in contrasto con i fondamentali principi di un
sistema libero e democratico;
- che il Comune, nel confermare le vigenti concessioni o nel concederne di nuove,
in particolare nel tratto sotteso al Risveglio, a Pegli Lido e Castelluccio, traguardi
l'obiettivo della formazione di un vero e proprio porto turistico (così come
previsto dal P.R.G. cittadino, dal Piano regolatore portuale adottando, nonché,
ultimamente, dal Piano Territoriale di Coordinamento della Costa d'imminente
adozione dalla Regione), sventando le manovre di quanti stanno attivamente
operando - con scali improvvisati e opere abusive - per estendere a questo tratto
di litorale le poco edificanti pratiche diffuse sul litorale a ponente di Castelluccio.
Il porto turistico è un'opzione strategica per il Ponente, ed è la sola efficace
barriera all'avanzata non tanto del porto in sè, quanto del degrado urbano che
inevitabilmente lo accompagna;
- che il Comune, nel confermare o nel rilasciare nuove concessioni, sia nei tratti di
litorale ad arenile sottesi alla passeggiata lungomare (Pegli Centro), sia nel tratto
sopra indicato di Risveglio-Pegli Ovest, operi nel rispetto di un quadro di
coerenze prestabilito in sede di pianificazione della costa (anche inteso a fornire
tutte le indicazioni utili per la valorizzazione e la salvaguardia del litorale come
sopra definite), il tutto sulla base di un progetto "pubblico" (pubblico nella regìa,
ma capace, beninteso, di attirare investimenti privati) come quello che sarà
elaborato sulla base della convenzione Comune-Università in corso di stipula;
- che il Comune, nel confermare le vigenti concessioni o nel concederne di nuove,
operi una ferma e rigorosa tutela delle prerogative ambientali e paesistiche, sia
salvaguardando e valorizzando le visuali, sia migliorando ed allargando gli spazi
pubblici pedonali e verdi (giardini ecc.);
- che il Comune, infine, nel confermare le vigenti concessioni o nel concederne di
nuove, mantenga uno stretto controllo sulla qualità estetico-architettonica dei
manufatti, imponendo, nella costruzione di nuove strutture come nella
trasformazione di quelle esistenti, l'impiego di soluzioni tecnico-architettoniche
che, in alternativa alle tecniche edili correnti, adottino materiali e sistemi
costruttivi (specialmente in legno) esplicitamente riferibili all'immagine e al
significato di una tradizionale "architettura del mare".
Il Presidente
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