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Villa Pallavicini ceduta dal Comune al FAI?
sottolineatura

E' notizia recente (non ufficiale) che il Comune di Genova sta pensando di affidare Villa Pallavicini in comodato d'uso al FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano), istituto privato fondato trent'anni fa sull'esempio del National Trust inglese, che in Liguria possiede e gestisce l'abbazia dei Doria a San Fruttuoso di Camogli, la torre di San Michele di Pagana, casa Carbone a Lavagna e la bottega di barbiere in vico Caprettari a Genova - beni tutti pervenuti per donazione. Tramonta così il consorzio di gestione tra AMGA, Aster e AMIU: una soluzione che non ci ha mai convinto e che sembra accantonata anche dall'Amministrazione, ora che stanno venendo al pettine - con Aster quotidianamente sotto accusa - i nodi di una strategia politica che ha puntato alla smobilitazione di importanti settori amministrativi, come il verde. Tornando al FAI, è difficile dire se e quando la cosa andrà in porto. Per il prestigioso istituto guidato dall'energica Giulia Maria Mozzoni Crespi, che tanti meriti ha acquisito nella valorizzazione di beni ambientali e monumentali - ma che non ha d'altra parte la forza né la dimensione del National Trust - si tratterebbe di un salto di qualità. La cosa è impegnativa, basti pensare agli investimenti necessari per sopperire alle condizioni precarie della Villa, cui solo ingenti risorse pubbliche potrebbero far fronte. Ed anche la gestione pone qualche problema, perché non si vede come possa essere sostenuta, come è d'uso nel FAI, sulla sola base delle risorse interne (volontariato sociale ecc.), che pure hanno dato e danno ottima prova altrove. Bisognerà attendere l'esito dei contatti che, avviati mesi fa, sono ora in corso tra la civica Amministrazione (assessore Dallorto e dr.ssa Spagnolli) ed il FAI (presidente regionale Andrea Fustinoni). Ed è importante vedere il progetto a base dell'accordo, se accordo ci sarà. Comunque la notizia è di quelle che non lasciano indifferenti. Pensandoci, non sappiamo se rallegrarci o rammaricarci... quanto eventualmente rallegrarci e quanto al contrario dispiacerci. Si può essere ottimisti e sperare che la cosa vada a buon fine: in fondo, dovendo optare per una soluzione privatistica, meglio il FAI di altri, eventualmente animati da spirito "imprenditoriale": quella del FAI è certamente missione scevra da intenti speculativi, coerente con gli obiettivi di tutela e valorizzazione che sono impliciti, di regola, nello statuto di soggetti istituzionali pubblici. Ma sentiamo anche di doverci rammaricare e non poco, perché in questo modo il Comune conferma il proprio disimpegno riguardo al patrimonio di ville e giardini, e mostra una volta di più di rinunciare a risorse importanti, vissute paradossalmente come un peso di cui disfarsi in tutti i modi e al più presto. Spiace davvero vedere la nostra città - una grande città del Nord, non un piccolo centro di provincia - ridotta al punto di non trovare di meglio per questa villa (non una villa qualsiasi ma uno splendido esempio di giardino romantico ottocentesco che molte città europee vorrebbero annoverare) che cederla a privati. Esiste qualche ragionevole dubbio che quanto potrà fare il FAI non possa farlo - ed anche meglio - una grande città?

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